3 nov 2011

piangere di che?


Parleremo di pianto di gioia, di dolore, di rabbia.
Wikipedia, come sempre è esaustiva. Anche per il pianto
Per pianto si intende comunemente l'atto di produrre e rilasciare lacrime in risposta ad un'emozione, sia essa negativa (dolore), che positiva (gioia).

Il piangere è stato definito come "un complesso fenomeno secretomotore caratterizzato dall'effusione di lacrime da parte dell'apparato lacrimale, senza alcuna irritazione per le strutture oculari", in cui c’è un collegamento neuronale tra la ghiandola lacrimale e le aree del cervello Si ritiene che nessun altro essere vivente oltre l'uomo possa produrre lacrime come risposta ai diversi stati emozionali, benché ciò non sia del tutto corretto per diversi scienziati.
Stando ad uno studio su oltre 300 individui adulti, in media gli uomini piangono una volta ogni mese, mentre le donne piangono almeno cinque volte al mese, specialmente prima e durante il ciclo mestruale, quando il pianto può incrementare anche di cinque volte, spesso senza evidenti ragioni (come depressione o tristezza).
In molte culture è più socialmente accettabile per donne e bambini piangere che per gli uomini.
Forse anche nella nostra non vi pare?
Recenti teorie psicologiche evidenziano la relazione tra il pianto e la percezione della debolezza. Da questa prospettiva, la marcata esperienza di debolezza può spiegare in generale perché la gente piange. Gli psicologi della University of South Florida Jonathan Rottenberg e Lauren M. Bylsma, insieme a JJM Vingerhoets della Tilburg University, descrivOno alcuni dei loro ultimi risultati sulla psicologia del pianto sulla rivista di divulgazione scientifica Psychological Science.
Gli psicologi hanno analizzato i resoconti dettagliati di più di 3.000 esperienze di pianto dei loro pazienti (al di fuori delle sedute ovviamente) e hanno riscontrato che i benefici del pianto dipendono interamente dalle evenienze in cui si verifica l’episodio che scatena lo sfogo.
I ricercatori hanno scoperto che la maggioranza degli intervistati riportavano miglioramenti nel loro stato d’animo a seguito di un attacco di pianto. Tuttavia, un terzo dei partecipanti al sondaggio non ha riportato alcun miglioramento e alcuni si sono addirittura sentiti peggio dopo essere scoppiati in lacrime.
Coloro che hanno affermato di sentirsi meglio dopo aver pianto sono stati quelli che, durante l’episodio, venivano circondati dal conforto e dal sostegno di altre persone. Pare dunque che piangere sulla spalla di un amico faccia davvero bene.
Davanti a degli estranei, al contrario, spesso il pianto non è affatto benefico, perchè porta a sentirsi imbarazzati e a vergognarsi di mostrare così apertamente le proprie debolezze e le emozioni profonde.
Il segreto, secondo gli psicologi, è saper trasformare il pianto in un evento positivo, come momento catartico che ci liberi dalle emozioni negative, e non farne un momento di isolamento che ci fa chiudere ancora di più in noi stessi.
Riccardo:
Piangere è una cosa che non controllo.
Piango per rabbia, tristezza e a volte senza motivo solo perchè certe sere vieni preso da una forte malinconia.
Piangere mi fa sentire debole e stupido forse perchè fin da piccoli veniamo cresciuti con il luogo comune che piangere non è roba da uomini ma invece la verità è che piangere è da comuni mortali.
Volendo filosofeggiare ( ehm .. ) potrei concludere che ogni vita è un viale di lacrime, foglie cadute dai nostri alberi dell'anima dove le cose migliori, sono foglie ancora appese li belle salde che ci accompagneranno fino alla fine.

Riccardo, grazie del tuo intervento…siamo troppo schiacciati dai luoghi comuni, dagli stereotipi effettivamente. Piangere, dici bene, è da esseri umani. È umano.

Sandra:
Anche piangere fa bene. Piangere fino a sentirsi spossati anche fisicamente. Capita di rado purtroppo. O, forse, per fortuna...
Ultimamente mi capita di piangere "dentro". E non è la stessa cosa, non aiuta. Anzi.

Sì, Sandra, piangere dentro non è un granchè. Ci si sente bruciati ed è molto stancante, più stancanto di un bel pianto che alla fine è liberatorio. Bisogna trovare le persone giuste anche per poter piangere liberamente. Ti auguro di trovarle. Un abbraccio

Nico:Piangere dall'emozione alla mia prima gara.
Piangere per una donna, (cosa che probabilmente non rifarò :D ).
Consolare il mio migliore amico per lo stesso motivo!
Insomma, a volte fa proprio bene!

Caro Nico, pangere per una donna, per la propria partner, per il proprio partner? E’ una cosa molto comune, normale, direi. E non si finiasce mai di farlo per i più svariati motivi. Sì, a volte fa proprio bene piangere.

Francesco:Oggi il tema del pianto, beh forse divagherò un po’ ma forse nemmeno troppo, perché dietro le lacrime di queste ultime settimane ci sono fiumi di lacrime passati, e oggi questi miei pensieri,vogliono essere una lancia spezzata a favore di tutti quelli che si sentono in qualche modo derubati ingiustamente da un destino,o chi per esso,talvolta davvero troppo severo.
Novembre 2010,alluvione a Vicenza,ho ancora stampati nella memoria quegli occhi fissi nel vuoto,privi di qualsiasi espressione...A dare un senso di vita a quello sguardo erano soltanto le lacrime,che cadevano,una dopo l’altra, e portavano via con loro,uno ad uno,i cocci di una vita che sembrava dovesse finire quel giorno. Erano le mie mani,mobile dopo mobile,attrezzo dopo attrezzo,a definire i tratti del suo peggior incubo. Immerso nel fango e nell’acqua non stavo svuotando soltanto il suo laboratorio,ma anche la sua casa,salva dalla violenza del fiume,ma unica garanzia delle sorti di quella che ormai era,la sua attività. La ragazza era la titolare di un laboratorio orafo,difficilmente potrò mai dimenticarla, e se il frenetico turbine degli impegni quotidiani mi fa accantonare tutti questi ricordi,prima o poi,quando mi fermo,ritornano, e ora ad un anno di stanza tocca a Genova...So cosa significa e con tutto il cuore,per quanto possa contare,voglio davvero mandare un pensiero profondo a tutte le persone colpite da questo dramma...
C’è una domanda tanto semplice quanto impossibile.
Questo suona come un paradosso, e forse proprio per questo manda fuori giri la mia testa.
La prima domanda che si pongono i bambini quando gli si dice una cosa è: “Perché?”, il quesito più semplice e spontaneo da porsi. Si può tirare in ballo la fisica,la chimica,la matematica,Dio,il destino,gli astri,ma alla fine di qualsiasi spiegazione,più o meno esauriente,ci si chiede:”si ok,ma perché?”. Poi sai ci sono quelle domande a cui ti basta una spiegazione per accontentarti e quelle invece che ti tormenteranno per sempre. Ho perso un amico scivolato nel modo sbagliato dalla sua moto ai 40 km/h mentre cercava di schivare un‘auto che si dirigeva verso di lui in contromano.
Ho visto mio nonno entrare in ospedale per un semplice controllo di routine e qualche ora dopo saper che non sarebbe mai più uscito da la.
Come ho visto uscire un uomo da un’auto in fiamme,dopo una carambola, spolverandosi la giacca
Venerdì un certo Marco Simoncelli diceva: dopo l’Australia ho proprio voglia di tornare in pista e sgasare un po’,quest’anno sono
sempre andato forte,speriamo di salire sul podio e magari sul gradino più alto,quello centrale,che è più carino,e risulto anche meglio dalla televisione magari.
Domenica ore 16 (ora locale): la sua moto scivola,lui cerca di raddrizzarla,come aveva fatto tante altre volte,ma stavolta niente da fare,la moto cade...Marco si stende per terra,in quello stesso istante sopraggiungono anche Edwards e Rossi,ironia della sorte proprio il suo “fratellone”....
Il Sic è immobile,ha perso anche il casco,io seduto nel divano...In un momento mi sono ghiacciato,per la testa non mi passava più niente,credo sia stato il frangersi di una lacrima sulla mia mano la campana del brusco risveglio: “SuperSic se ne era andato”.
Non ci voglio pensare, e quando ci penso dentro di me non mi chiedo niente,mi blocco e basta,lui non c’è più,non c’è più come quel mio caro amico,non c’è più come mio nonno, cosa c’è da aggiungere?........niente....
Ormai loro non ci sono più,quindi...e quindi questo è quanto,ogni parola in più sarebbe sprecata.
Piango dentro,piango fuori,non è assolutamente facile...

Anonimo:
non mi è particolarmente facile aprirmi al pianto. E dire che ero un bambino che piangeva abbastanza. Come quando, mi ricordo, una maestra supplente mi disse "cretino, smettila di parlare, vai dietro la lavagna, anzi vai fuori". Io che ero il cocco della mia maestra piansi non so quanto dietro quella porta, prima di essere consolato dal corpo docente di passaggio e dalla bambinaia meravigliosa della scuola. Piangere non mi è facile. Mi trattengo, stringo i denti e le labbra e mi schiarisco la voce. Mi commuovo molto, in compenso, ultimamente, e il pianto consta di 4-5 lacrime che stentano a defluire dal condotto lacrimale e poi giù per le ciglia. Stanno lì, in quel limbo tra espressione e controllo dell'espressione.
Mi commuovo per molte cose. Guardando gli occhi di un cane, per esempio.
Sorriderete, ma a me gli occhi dei cani mi fanno pensare agli occhi dei bambini piccoli. Stessa ingenuità, stessa luce.
Mi commuovo alla fine dei film Disney. Mi commuovo quando vedo gli altri commuoversi. Ed è difficile, difficilissimo controllarsi in certi contesti. Mi commuove la sincerità di alcuni, la loro enorme bontà, la gratitudine, il desiderio sommesso di incontrare l'altro nascosto dietro un velo di timidezza.
Mi commuovono alcuni giovani appesi alle loro speranze, ai loro sogni.
Mi commuovo ma non piango.
Due anni fa ho pianto a dirotto al funerale di una persona cara. Un pianto interminabile. Stavo rannicchiato nel primo bancone della Chiesa. La gente voleva salutarmi ma non ce la facevo a rispondere. E dire che nei mesi precedenti alla morte di questa persona, colpita da una malattia repentina, avevo mantenuto la calma, il controllo, passando anche per uno poco empatico.
Il dolore brucia e le lacrime almeno lo rinfrescano. Non passa; ma piangere serve a connettersi pienamente con l'emozione che c'è.
Ho pianto di gioia, talvolta. Poche volte. Pochissime. Una me la ricordo ancora. Il giorno della laurea. Un voto inaspettato, dopo un anno di duro lavoro, in giro a destra e a manca per l'Italia, la contestazione di uno della commissione e la rassegnazione di non poter pretendere granchè. Piansi e me li ricordo ancora i miei colleghi, tra cui c'erano anche degli amici, i miei genitori, la mia ragazza. Il giorno stesso andai a festeggiare a casa di mia nonna, anziana e sofferente. Comprai una torta con le decorazioni rosse e ce la mangiammo.

Che sia pianto, che sia riso, quello che vorrei dirvi è: esprimetelo!!! Esprimete la vostra emozione! Perchè barricarsi dietro maschere imperturbabili, sorrisi tirati e sguardi controllati?
E' un consiglio che do anche a me stesso. Quotidianamente. Esprimiti! Fai passare quello che c'è dentro di te attraverso i canali del tuo corpo. Perchè non puoi amare, condividere se non comunichi ciò che senti con onestà, trasparenza e voglia di esserci: in quel momento, con quella persona, con quel pezzo di mondo. Possiamo difenderci dietro mille parole, creando versi, poesie e suggestioni come costruendo una fitta rete di connessioni dotte e puntigliosamente trasmesse. Possiamo difenderci in tanti modi, anche attraverso una facciata di benevolenza, serenità e quasi beatitudine. Possiamo far credere agli altri che trasformiamo il dolore in amore, l'odio in perdono, la rabbia in trascendenza ma ciò spesso nasconde, anestetizza, cementifica la vera emozione. Rabbia, dolore, furore, odio. Perchè non viverli? Perchè non esprimerli? Perchè non piangere per essi?
Il pianto è voce dell'anima, tintinnio di emozioni, acqua del cuore. Sia che ridi, sia che dai spazio al tuo dolore.

3 commenti:

Sandra M. ha detto...

Anche piangere fa bene. Piangere fino a sentirsi spossati anche fisicamente. Capita di rado purtroppo. O, forse, per fortuna...
Ultimamente mi capita di piangere "dentro". E non è la stessa cosa, non aiuta. Anzi.

Nico ha detto...

Piangere dall'emozione alla mia prima gara.
Piangere per una donna, (cosa che probabilmente non rifarò :D ).
Consolare il mio migliore amico per lo stesso motivo!

Insomma, a volte fa proprio bene!

Unknown ha detto...

10 Aprile 2013 Diceva Charlie Chaplin, in riferimento ai suoi films(cito a memoria):"Credo al potere del riso e delle lacrime come antidoto contro l'odio e la violenza!!!" Penso, ovviamente, al ridere e al piangere di gioia per una bella emozione, per una bella esperienza, ma ridere perché qualcuno piange non va bene. Va bene, invece, ridere per stimolare chi piange a ridere anche lui, distogliendolo dal suo pianto. Piangere fa bene perché aiuta a sfogarsi, fa bene davanti a un bel film, davanti a qualcosa di bello che si legge: può essere un libro, una lettera che si è ricevuto. Diceva Don Camillo, in Russia:"Piangono tutti allo stesso modo: qui come da noi!!!" E' una riflessione molto bella!!! Io aggiungerei, oggi:"Ridono tutti allo stesso modo: altrove come da noi!!!" Ma, per me, il pianto (che sia di gioia o di tristezza) sarà sempre più bello e più eloquente: mi sembra un'ottima espressione di condivisione!!! Luca Lapi