Abbiamo paura, paura di non farcela. Le saette illuminano la stanza di un bianco accecante, i tuoni, uno più forte dell’altro, scuotono i vetri delle finestre coperte di gocce di pioggia che col vento disegnano sinistre strisce d’acqua.
Vorremmo alzarci, chiudere tutto e farci un tè caldo ma la paura e il senso di colpa che s’affacciano in noi nel momento in cui pensiamo di rinunciare e subito dopo di provarci, nonostante tutto, c’impongono di stare seduti; le nostre facce una di fronte all’altra, le gambe in tensione e le spalle che tremano all’unisono del boato di un tuono.
Non ce ne capiamo più niente: le cifre, quei numeri che scorriamo con il dito cercando una spiegazione logica, un nesso di causalità, una ragione, diventano irridenti geroglifici.
La lampada da tavolo ci avverte col suo tremolio dell’imminente stacco dell’energia elettrica. Si spegne definitivamente, così come l’impianto di riscaldamento. Buio squarciato dai lampi e freddo.
“Oggi dovevamo fare lo scarto quadratico medio” mi dice serissima, al buio, Giusi.
Io le rispondo: “non vedi, il destino ci suggerisce che è meglio un tè caldo piuttosto che impazzire sui numeri”. Il gas funziona?"
“Penso di sì” risponde Giusi dubbiosa. Ci incamminiamo al buio a tentoni nel corridoio della casa di Giusi e arriviamo in cucina.
“Giusi”, le dico, accasciandomi sconsolato sulla sedia, "dovevamo scegliere proprio Statistica in questo periodo natalizio? Non so, Antropologia culturale non era meglio che è una complementare, leggera leggera, storielline carine, tutta teoria e niente numeri? Venti pagine di libro e un po’ di shopping, la teoria di Malinoski e una passeggiata in città tra le luminarie. Le parentesi quadre mi stanno distruggendo il cervello!”.
Giusi, scegliendo la bustina del tè alla cannella, rassegnata mi dice:”Neanch’io la tollero, ci prenderemo 18, chissenefrega, ma almeno ce la togliamo dai piedi, sai che noia iniziare l’anno con un mattone come questo? Dai non siamo cosi deficienti, ce la faremo”.
Torna la luce, il te è quasi pronto.
Squilla il telefono, è la nonna di Giusi.
Le dice che, al buio, dopo un tuono, ha sentito i cani abbaiare, tutti i cani del vicinato, come in un coro. La tranquillizza e le dice che supereremo l’esame.
La nonna di Giusi pare che abbia qualche intuizione che va oltre il razionale, sogna le cose in anticipo e ascolta i rumori della notte per darsi delle risposte e dare delle risposte. Oggi è toccato a noi.
Studiamo fino a tardi, non piove più. Finalmente lo scarto quadratico medio non è più un tabù.
Il giorno dopo lo scritto e due giorni dopo l’orale.
28 Giusi, 27 io. Ancora non so se è stato il latrato dei cani, la telefonata della nonna o la nostra voglia di superare la paura e non sentirci stupidi a farci superare Statistica, in quel Natale, di pioggia e di vento di qualche anno fa.
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